lunedì 19 gennaio 2015

The Imitation Game




Regia: Morten Tyldum
Sceneggiatura: Graham Moore
Cast: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Charles Dance, Allen Leech, Matthew Beard, Rory Kinnear, Alex Lawther.
Origine: Regno Unito/Stati Uniti
Genere: Biografico
Anno: 2014
Titolo per la distrubizione italiana: The Imitation Game

Trama in breve:
Il matematico inglese Alan Turing, mette il suo genio a servizio dei servizi segreti britannici durante la seconda guerra mondiale, nel tentativo di decriptare il Codice Enigma, utilizzato per le comunicazioni dai tedeschi e dalle altre Potenze Dell'Asse.

TRATTANDOSI DI UN FILM BIOGRAFICO, I MIEI DELIRI POSSONO ESSERE CONSIDERATI SPOILER?

Il mio parere su questo film non può che iniziare con una sviolinata: infatti se in questo momento posso scrivere e formulare la mia umile opinione lo devo anche a uno dei padri dell'informatica, quell'Alan Turing protagonista della vicenda narrata dalla pellicola. Potrei continuare ad annoiarmi e ad annoiarvi parlando di algoritmi, Macchina di Turing, Teoria della Calcolabilità, ma ho deciso di lasciare a voi l'ingrato compito di andare in biblioteca su wikipedia, per fare tutte le ricerche del caso. Del resto lo stesso film non fornisce chissà quali particolari scientifici sulla vicenda, il tutto viene descritto in maniera abbastanza superficiale per dare maggiore spazio a quelle che sono le vicende personali del celebre matematico.

Attraverso una serie di flashback veniamo a conoscenza della sua infanzia solitaria, se non fosse per la presenza dell'amico e "compagno di giochi", insieme si divertono a decifrare enigmi durante l'ora di matematica perché annoiati, Christopher. Seppur breve, la presenza del ragazzo nella vita di Alan si rivela determinante, tanto da spingerlo a dare il suo nome alla macchina di sua invenzione.
In classe non è popolare, è vittima di bullismo come si conviene ad ogni persona dotata di intelligenza spiccata, o forse come gli viene intimato dall'amico: "A loro non piaci perché sei diverso". Con questa frase il ragazzo ha fatto centro, Alan è diverso: è omosessuale, cosa che in quegli anni significava essere perseguibile per legge e condannato alla reclusione o alla castrazione chimica o ancora peggio il doversi sottoporre ad aberranti terapie riparative.

Se gli Inglesi e i Tedeschi combattono la loro guerra, tra messaggi criptati e spie, Turing ne combatte ben due: una al fianco dei britannici e una personale, è infatti costretto a nascondere la sua sessualità.
Durante la messa a punto della macchina che servirà per decifrare il Codice Enigma, conosce Joan Clarke, che dopo attenta selezione, alla quale rischiava di essere estromessa semplicemente perché donna, viene assunta come collaboratrice. E' col rapporto tra i due che la pellicola calca la mano nel descrivere i problemi e l'arretratezza della civiltà inglese del periodo, la donna infatti viene reclamata dai genitori perché venticinquenne e nubile. Pur di non perdere il suo prezioso aiuto il matematico è costretto a sposarla, e il matrimonio combinato in quel momento sembra la soluzione ideale per entrambi.

Lo spiegone finale, un modo di concludere un lungometraggio che non ho mai amato, illustra il destino di Turing e quanto il suo genio sia stato utile per ridurre la durata della guerra. Pensare che una personalità di questa portata sia stata costretta a commettere suicidio perché vittima di omofobia mi rattrista e di certo le scuse della regina Elisabetta non cancellano i crimini commessi in quel periodo, ma, se non altro, possono essere utili a chi è vittima di discriminazione oggi.

Al film si può rimproverare la mancanza di un pizzico di cattiveria, ci sono talmente tante questioni spinose, come appunto il considerare l'omosessualità un reato e lo spiccato sessismo, che avrebbero permesso con qualche scena più dettagliata di farci empatizzare maggiormente con i protagonisti. Apprendiamo dell'arresto di Turing attraverso un foglio di giornale, la sequenza in cui lo vediamo sofferente perché sottopostosi a terapia riparativa è volutamente breve, il "problema di genere" che affligge Joan sembra essere stato aggirato con troppa facilità. E' come se le questioni più scottanti fossero state volutamente edulcorate. Ed io sono sicuro che l'intento finale delle menti che si sono mosse dietro a questo lavoro fosse proprio questo, abbiamo tra le mani il classico prodotto ben confezionato, a tratti parecchio ruffiano, costruito a tavolino per piacere ai votanti dell'Academy. In tal senso, come sappiamo, i risultati sono arrivati e il film si è portato a casa ben 8 nomination. E così quella che sembra una trasposizione cinematografica della serialità inglese, ridicole ricostruzioni dei bombardamenti comprese, riesce nel compitino, ma non credo possa ritenersi una pietra miliare del genere biografico. Perde decisamente il confronto col suo più vicino precursore, "A Beautiful Mind", e risulta un filino meno riuscito anche del rivale "La Teoria Del Tutto", nonostante entrambe le opere si reggano interamente o quasi sulla bravura, innegabile, dei loro protagonisti e un po' meno anche su quella dei comprimari, dalla caratterizzazione volutamente superficiale per lasciare spazio a chi deve primeggiare e far sua la nomination di miglior attore protagonista.

Angolo Curiosità:
Le famiglie di Cumberbatch e Turing sono realmente imparentate, i due sarebbero infatti cugini di 17° grado, come da lui stesso dichiarato in un' intervista per la rete televisiva ABC.
Non ve ne frega niente? Pazienza, mi andava di dirlo comunque.


GIUDIZIO: B- Si può dare di più












10 commenti:

  1. de La teoria del tutto parlerò domani...mi sembrano film molto simili e che hanno gli stessi difetti: appianano i dettagli più scomodi dei rispettivi protagonisti per focalizzarsi su altro...in realtà mi sembra che entrambi raccontino ben poco di Turing e Hawking...

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    1. Ho avuto la stessa impressione, La Teoria Del Tutto l'ho trovato girato meglio e più convincente a livello interpretativo. Sono comunque entrambi ruffianotti e confezionati per la stagione dei premi. ;)

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  2. Mi è piaciuto di più La teoria del tutto, ma anche questo ha il suo perché.
    Comunque il film può anche essere considerato ruffiano per i BAFTA e per il pubblico inglese, ma per gli Academy e lo spettatore americano decisamente di meno, come spiegherò meglio domani :)

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    1. Gli Oscar sono fortemente influenzati anche dai Bafta, se sei ruffiano per il premio inglese lo sei indirettamente anche per quello ammerigano. E' ruffianesimo riflesso ahahahahahah

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  3. Leggendo i commenti dei blogger cinematografici pure amici miei, mi sembra abbiamo fatto commenti esatti..
    Per la mia modesta opinione e personalmente , preferisco"La teoria del tutto!" , anche se " the Imitation game" non è niente male..
    Un grande abbraccio!

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    1. Anche io preferico "La Teoria Del Tutto", due visioni valide entrambe, certo non mi ci straccio le vesti, ho visto molto di meglio, sia per quanto riguarda il genere biografico che in generale. :D

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  4. Sottoscrivo quando dici che c'erano questioni spinose verso cui insistere, invece si procede nel racconto della storia biografica del protagonista senza sottolineare con forza i punti più importanti...

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    1. Eh, non hanno voluto calcare la mano con le questioni spinose, temevano di scandalizzare i vecchi bacucchi! :P

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  5. E' vero, potevano osare un pochino di più. Pazzesca la questione della cugintaggine O.O

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    1. Già, non hanno voluto osare, peccato. Per quanto riguarda il legame di parentela anche io sono rimasto sorpreso! :D

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